L’avversario atavico e principale del cane da pastore è il lupo che si dimostra sempre astutissimo e spesso si fa gioco di uomini e cani. Il buon cane maschio sa affrontare il lupo, e deve poter metterlo a malpartito. Il passaggio dal giorno alla notte è il momento in cui i lupi, come tutti i carnivori, si muovono alla ricerca della preda, ed è presumibile stabilire che l’irrequietezza del cane pastore (nottetempo) sia un presentimento della minaccia che incombe sulle sue protette, minaccia che i suoi avi più o meno remoti hanno affrontato nei secoli…… Ci siamo determinati ad una descrizione, che in certi passi potrà sembrare anche cruda e crudele, per quanto reale e selvaggia, esclusivamente animati a far comprendere al grande pubblico, la vera essenza del cane da pastore, oltrechè a fornire una visione eziologia sul carattere del cane da pastore Maremmano Abruzzese, che rimarrebbe oscura qualora non si andasse oltre, qualora non si scrutasse l’istinto primordiale e fondamentale di questa meravigliosa e peculiare italica razza. L’abbaiare che riecheggia nella sera è una nota comune nei piccoli insediamenti di montagna, e fa si che la gente si corichi tranquilla nel sapere che vi è chi veglia su di lei ed i suoi beni. Oggi questi centri appenninici sono di una idilliaca tranquillità, ma non bisogna tornare molto indietro nel tempo per trovare questi stessi luoghi percorsi da briganti e fiere feroci, per cui possedere un possente e implacabile Maremmano Abruzzese era allo stesso tempo un sistema di allarme e di difesa. Come appena accaduti ci vengono alla memoria visiva, le diverse prove di forza che madre natura da sempre pone al Maremmano Abruzzese, che vedono come attore di scena il lupo, ma come protagonista principale il Nostro Maremmano Abruzzese, nella disperata scenografia della lotta alla sopravvivenza……; nottetempo, la fiera, si avvicina allo stazzo e si accuccia pazientemente poco distante e sottovento, ascoltando i rumori dell’accampamento. Quando regna la tranquillità ed i cani si sono acciambellati accanto al recinto delle pecore, allora si avvicina come un’ombra e compie, fulminea, il suo attacco. Allorché il lupo s’infila nello scompiglio del gregge, serra il collo di una pecora fra le mascelle e la trascina via ancora viva in modo da non essere intralciato da un peso morto. Ma è qui che subentra l’azione del Maremmano Abruzzese che sulla bestia si lancia e la costringe a lasciare il bottino. Solo i cani maschi adulti hanno la forza e la grinta di respingere l’attacco, mentre le femmine ed i cuccioloni si limitano ad incitarli a distanza col loro abbaiare rabbioso. La cieca furia della lotta fa gelare il sangue. Benché il lupo sia terribilmente tenace e forte da stroncare la testa ad una pecora con un solo morso, egli reagisce solo se circondato. Il cane esperto lo carica col poderoso pettorale per gettarlo a terra onde esporre il ventre ed sviscerarlo con morsi laceranti. Se questa manovra non ha successo allora il cane si porta sotto, azzannando la schiena e l’inguine del lupo. Il cane da pastore addenta ripetutamente l’avversario sino a quando non ottiene una presa, e, contemporaneamente torce la testa per meglio strappare, e non molla finchè il tessuto non cede. Il lupo non si presenta con un corpo flessuoso ed agile come il cane domestico, ma il suo tronco è piuttosto rigido; per contro la sua tattica di battaglia è diversa. Egli si affianca al nostro pastore Maremmano e vibrando micidiali colpi laterali delle zanne, tenta di scannarlo. Ecco che appare evidente il significato del largo e appuntito collare chiamato dai latini “melium” e dai pastori “vreccale”. Si tratta di un caratteristico collare irto di punte verso l’esterno interamente in ferro o di cuoio doppio chiodato (meno efficace). Se il lupo non ha possibilità di presa nella regione della testa o del collo, la sua offensiva viene neutralizzata. La tecnica di lotta del cane pastore e del lupo non è un comportamento a caso. I fianchi e le spalle sono le parti più esposte ai morsi ma offrono poca possibilità di lesioni gravi e le fauci si riempiono solo di pelo e pelle. Pertanto i duellanti cercano di infliggersi colpi mortali efficaci al ventre, al collo, e alla cresta del dorso (per suoi centri nervosi) che offrono l’occasione di infliggere una ferita letale oltrchè una buona presa. Talmente è forte la sensazione sentita dal cane al suo primo incontro con il lupo che d’allora in poi, non dormirà più la notte nell’ansia di prevenire di prevenire il suo agguato. Il cane da pastore è senza dubbio l’unico efficace sistema di difesa contro il lupo, ma siccome nulla distoglie la sua natura, dal depredare il gregge, il pastore Maremmano serve affinché la belva non rubi la sua vittima o peggio si lanci nel suo tipico impulso di scannare più pecore possibile. Anche altre fiere insidiano gli armenti, ma senza la spettacolarità naturale che, all’alba, la lotta nelle plaghe montane con il lupo, scatena: in pianura troviamo numerosi i cani randagi, che poco hanno da invidiare al loro cugino selvatico in quanto a scaltrezza e pericolosità, ma in compenso vengono facilmente sopraffatti dal nostro Maremmano Abruzzese. La volpe, per conto suo, non manca l’occasione per far scomparire qualche occasionale agnello lasciato indietro dal gregge, ma, se prontamente acciuffata, per essa non spende più di un morso e pochi strattoni per stroncarle il collo.
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