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Bellezza in quiete e in azione, intelligenza, dignità, istinto naturale per la guardia, riteniamo che nel Maremmano Abruzzese, più di ogni altra razza cinofila, Madre Natura replichi nei secoli, inalterata, l’attitudine di instaurare con l’uomo un rapporto di collaborazione vedendo nel padrone un vero amico-collaboratore degno del rispetto più sincero e della fedeltà inossidabile che nel cucciolo Maremmano già dai primi mesi evidente si manifesta in quanto rappresenta per lui un istinto fondamentale. Se cercate obbedienza cieca, inconsapevole asservimento e supina sottomissione state lontani dalla nostra razza, ma se apprezzate l’amicizia liberamente offerta, l’impareggiabile attitudine alla difesa del territorio e delle persone che lo porta a sacrificare la vita per il compimento del Suo dovere, il coraggio, la forza, la resistenza per vivere in un ambiente ostile e per combattere il lupo, la capacità di affrontare ogni fatica, ogni privazione, ogni avversità climatica, e, molti insegnamenti sulle regole che governano la vita selvatica (VDS. a tal riguardo sez. “Il combattimento con il lupo), un Maremmano Abruzzese è quanto di meglio potete trovare. Un buon soggetto non lascia mai le Sue pecore, né di giorno né di notte, ma se per caso se ne distacca egli perde allora il Suo atteggiamento implacabile. Tale caratteristica infatti deriva dalla Sua intransigenza nel lavoro che lo porta ad affrontare decisamente qualsiasi minaccia, impegnandosi senza tentennamenti nel respingere qualsivoglia pericolo. Proprio per tale ragione l’allevamento “Jacopone da Todi”, pur assecondandosi scrupolosamente alle più moderne teorie allevative (come descritto nella sez. “la storia ed il sistema”), rende liberi i suoi cani di crescere ed esercitare le mansioni a custodia dei greggi, in simbiosi con i pascoli ovini all’interno dell’area boschiva che si estende per oltre 5 ettari nel centro allevativo. Natura fiera, autonoma, indipendente, volitiva, non priva di intelligenza, il cucciolo Maremmano sviluppa dai primi mesi l’innato spirito d’iniziativa in un complesso comportamentale estremamente razionale (addirittura lo definiremo quasi “umano-pensante”), tale che ogni sua azione risulti sempre subordinata, consequenziale, responsabile; il Suo intervento infatti non è mai avventato: se attacca lo fa per giusto motivo, e se morde lo fa a ragione, senza perdere la testa, insistendo o infierendo. Preferisce prevenire il fatto, scoraggiando l’aggressore, il rapinatore o anche colui che volesse realizzare un sequestro. L’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana nell’anno 1958 attribuì ufficialmente a questo cane il nome di “Cane da pastore Maremmano abruzzese”, quando costatò che le Maremme e l’Abruzzo erano i due ambienti in cui il cane aveva avuto il suo splendido sviluppo, ed in questi due ambienti era stato sempre presente nell’ultimo millennio. L’Appennino infatti costituisce il territorio ideale di abitabilità per il maremmano ed i suoi due versanti, l’orientale e l’occidentale costituiscono gli spazi vitali in cui è agevole il transito attraverso i tratturi tra le Maremme ad ovest ed il Tavoliere ad est, e proprio grazie ad essi ebbe inizio il Nostro storico allevamento “Jacopone da Todi”. In questo territorio nostrano la razza canina in oggetto trascorre da secoli i momenti più significativi del suo sviluppo filogenetico. Chi possiede un Maremmano Abruzzese deve riconoscergli un’entità psichica autonoma e non considerarlo come uno strumento od una estensione della propria personalità. Tale razza rivela la Sua intelligenza non tanto nell’assecondare passivamente gli ordini del padrone, ma nel comprendere perfettamente una situazione ed agire secondo un perfetto buon senso. In questo è veramente sorprendente; se ad esempio ad un soggetto si volesse insegnare un esercizio, egli capirà subito ciò che si pretende da lui, ma a differenza delle altre razze cinofile, la Sua fierezza non lo spingerà ad assecondare il padrone nella esecuzione pedissequa, ma gli farà ripetere l’esercizio nel modo più logico e razionale, avendo il cane compreso “la ratio” di ciò che deve svolgere. Ed è anche per questo che i Maremmani hanno verso il padrone capace una fedeltà assoluta fino all’estremo sacrificio, ed il rapporto fra uomo e cane si concretizza tipicamente in questo vincolo inossidabile, che corrisponde per la Nostra razza, lo ripetiamo, ad un istinto fondamentale. I cuccioli Maremmani fin dai primi mesi di vita, adottati in una famiglia, hanno rispetto e riguardo verso gli altri animali di casa, verso il gatto che dorme sul divano, verso gli uccellini che si muovono nella voliera e verso i pesci dell’acquario. Comprende che il suo padrone riserva loro una condizione di privilegio e li protegge, quindi nei loro confronti finisce col diventare protettivo, perché questo è il lui innato e naturale. Diventa presto geloso e affezionato compagno di giochi dei bambini della sua famiglia, purchè questi siano seri e leali nei suoi confronti e non ne facciano bersaglio di sciocchi dispetti, che non accetta. E’ custode dei loro giocattoli e delle loro cose, anche intime, che impara a conoscere annusandole, e a cui piace stare vicino. Il cucciolo di pastori maremmani, nel Suo lavoro di guardia, s’impegna senza invito sin dall’età di pochi mesi, ed è ciò che costituisce la Sua virtù più intrinseca. E’ anche strenuo difensore, lo ripetiamo ancora, della persona, sempre per l’innato senso protettivo che lo anima; svolge questa funzione per istinto e senza che nessuno abbia ad insegnarglielo. Per questa sua qualità il cane da pastore Maremmano-Abruzzese è stato preferito ad altri cani (i “Cd. Studi Coppinger” nel 1982 lo analizzarono e valutarono il migliore per tre differenti tipi di comportamento: “trustworthy” assenza di aggressività, “vigilanza” costanza nel lavoro, “protezione” capacità di prevenire un attacco), anche precisamente da difesa, ed è stato scelto come custode inseparabile di persone che risiedono o lavorano in ambienti cosiddetti a rischio per sequestri, estorsioni, rapine, perfetto difensore della proprietà e della famiglia. Relativamente agli aspetti storico-etimologici, morfologico-caratteriali e lo sviluppo delle Ns. dottrine filogenetiche della razza, ci soffermeremo con il dovuto dettaglio nella apposita sezione “Scheda Razza” (o ancor più nei miei testi De Vecchi editore), analizzando in tale sede le antiche, ma attuali più che mai, ottime fonti degli scrittori latini Marco Varrone Terenzio e Columella che ci descrivono (il primo soffermandosi più sulle caratteristiche esteriori, il Columella invece sulle doti attitudinali) e testimoniano l’esistenza del Maremmano Abruzzese sul suolo italiano venti secoli fa. Varrone (52 a.C. – 35 d.C.) nel suo “De rerum Rusticarum” fa un’ampia descrizione del “canis pastoralis” e ne raccomanda la scelta descrivendone le caratteristiche del carattere che a tutt’oggi si riscontrano; un cane dal carattere ruvido, serio, rustico, fedele, incorruttibile, così lo descrive morfologicamente: “ deve avere un bello sguardo, essere di grande taglia, con occhi scuri o grigio giallastro, nari armoniose, labbra nerastre o rossicce, con labbro superiore né breve né pendulo ma che copra la dentatura aguzza; la mandibola si preferisce morbida; i fianchi sono rientranti e la schiena non è né gobba né insellata; il cane ha la coda spessa, il latrato profondo, una grande apertura della bocca, il manto preferibilmente bianco affinchè si possa facilmente distinguere e l’aspetto generalmente leonino”. All’epoca dell’Imperatore Nerone, il proprietario terriero Columella, nella sua opera “De Re Rustica”, ci descrive un interessante tracciato della vita rurale e dell’agricoltura soffermandosi sull’allevamento di animali domestici ed ancor più sul cane da pastore (“canis pastoralis”), che così lo dettaglia: “ il pastore preferisce il cane di manto bianco perché è dissimile dalle bestie feroci e perciò egli può evitare di ferirlo quando scaccia il lupo nella luce incerta del crepuscolo. Non è necessario che un cane guardiano di bestiame sia snello e agile come il cane che insegue daini, cervi, e la selvaggina più veloce, né così pesante e massiccio come quello che custodisce la masseria ed il granaio, nondimeno dovrà essere robusto, vigoroso, e pronto ad agire perché il suo compito è dar battaglia, lottare, ed al contempo correre per respingere il lupo insidioso ed inseguirlo per togliergli la preda….” (VDS. a tal riguardo sez. “Il combattimento con il lupo). Riteniamo veramente sorprendente, constatare in questi due passi scritti duemila anni fa, una fedele illustrazione degli odierni cani da pastore maremmano abruzzese. Questa corrispondenza non si limita solo all’aspetto fisico, che si è qui descritto, ma si estende anche ad ogni aspetto comportamentale del maremmano visto dal punto di vista del suo impiego a servizio della pastorizia, e, tale considerazione trova conferma nel fatto che tra la pastorizia ai tempi di Roma antica e quella tradizionale non vi è nessuna differenza di sostanza. Il dettagliato “standard” della razza che gli scrittori romani ci hanno tramandato, dimostra come si allevasse per una tipologia ben definita, e, per tale motivo, riteniamo che furono gli antichi romani ad elevare e fissare la fisionomia del nostro Maremmano Abruzzese, mossi dall’importanza che per loro aveva la pastorizia oltrechè dalla loro passione per la cinofilia.
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