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Pastore Maremmano Grande Guerra nella Grande Guerra
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La Storia

 
 
 
Branco di cuccioli “di Jacopone da Todi” in stato di libertà nelle strade innevate costeggianti i boschi dell’allevamento
 
Presentare in poche parole la storia e l’attuale sistema allevativo professionale “Jacopone da Todi” risulterebbe difficoltoso e limitativo se non si comprendesse nel più profondo il cane da Pastore Maremmano-Abruzzese e, come sono solito rammentare, se si volesse far cadere in oblio l’essenza del sistema bucolico agro-pastorale dal quale la Nostra amata razza ha preso origine. Nel libro “I Pastori Italiani” edito dalla De Vecchi Editore, così scrivo, fra l’altro, in relazione alla Sezione Comportamentale e attitudinale del Pastore Maremmano-Abruzzese: “Nel suo habitat è un cane molto frugale, gradisce la tradizionale zuppa di siero di latte e crusca, poca carne, un po’ di verdura, un tozzo di pane raffermo. Vuol vivere all’aperto sia d’estate che d’inverno, in assoluta libertà ed indipendenza. Se posto alla custodia di una casa, sceglie come giaciglio la soglia esterna dell’ingresso. Se alla custodia del gregge o di una mandria, sceglie la posizione più alta rispetto agli animali, per tenerli tutti sotto il suo sguardo e controllo, sui poggi più esposti e ventilati, o sui crinali. E’ incurante della pioggia, che gradisce perché lava il suo mantello. Ama la neve, con la quale gioca e su cui volentieri scava il suo giaciglio. Si sottrae volentieri alla catena. Se legato infatti può diventare scontroso, sospettoso, mordace e talvolta pericoloso. E’ umile e sottoposto al padrone severo ma giusto ed equilibrato. Sta spontaneamente vicino ai bambini e li protegge, gioca con loro……” Da ciò prendo le mosse quando nei lontani anni immediatamente successivi al secondo dopoguerra, ritornando a Todi in Umbria dal fronte di guerra quale Ufficiale Veterinario, mi appassionai e determinai nel creare, in una collina adiacente a Todi sede di passaggio obbligato e sosta delle transumanze ovine dalle montagne appenniniche alle radure delle maremme toscane, un sistema bucolico agro-pastorale dove il Pastore Maremmano-Abruzzese potesse avere il Suo sviluppo più armonico. Erano anni difficili, di disperazione e povertà, ma fu proprio questa situazione (dove le italiche tradizioni avevano un valore fondante), durante le soste dei pascoli, offrendo buon vitto e dignitoso alloggio ai loro mandriani, che anno dopo anno riuscì a strappare la loro fiducia nel far riprodurre i cani da pastore più significativamente tipici, e, talvolta, i pecorai più affezionati (ricordo ad uno ad uno i loro nomi in quanto instaurammo una amicizia sincera) per ricambiare i miei favori nell’offrire quella sosta ritemprante dopo giorni e giorni di fatiche e notti passate all’addiaccio, mi donavano addirittura la cosa a loro più preziosa: il loro cane da pma più bello e maestoso…
Cuccioloni “di Jacopone da Todi” in libertà ed al lavoro nei boschi adibiti a pascolo dell’allevamento. In questa immagine risalta il ruolo (raro) anche di cane conduttore del Pastore Maremmano-Abruzzese
 
Cuccioloni “di Jacopone da Todi” in stato giocoso nel gelido inverno nel parco adiacente la residenza del Prof. Simoni e la direzione dell’allevamento
La figlia Simonetta del Prof. Simoni in posa con la plurich. Vispa “di Jacopone da Todi” nei “canili” ad erba dell’allevamento collegati con le zone boscose ed i pascoli
Passano gli anni, si avvicinano gli anni sessanta, il boom economico con i suoi progressi si inizia a sentire, e con la mia prima auto iniziai anche a viaggiare in tutto il centro Italia per affinare ulteriormente la mia selezione della razza ormai sempre più effettuata su base scientifica e non più solamente massale. In quegli anni mi dedico principalmente alla cura dei cani maremmani della famiglia dei Principi Corsini. Instauro un rapporto di stretta amicizia con donna Anna e don Tommaso Corsini ai quali presto la mia opera professionale quale medico veterinario dei loro splendidi pastori maremmani in particolare nelle tenute di Casigliano, Sismano, Salviano e Titignano. Passano ancora gli anni, (arriviamo agli anni ‘70/80) l’interesse per la razza è sempre di più crescente, e (anche con troppa insistenza) vengo fatto studio dalle Americhe all’Inghilterra, del mio “sistema allevativo” e della mia esperienza che esterno in numerosi libri (come ad esempio quello citato) e riviste scientifiche. In particolare negli Stati Uniti d’America, dove la pastorizia è praticata su larghi spazi, ci fu in quegli anni ’70 e ’80 una riscoperta di questo tipo di cani ed un’introduzione mirata, sotto la guida di due centri sperimentali di stato appositamente creati per ridurre la predazione dei greggi, particolarmente colpiti dalla densità elevata di coyote. Sono stati condotti diversi studi sul comportamento dei pma, in particolare ad opera dei Coniugi Coppinger……Ricordo ancora le diverse postazioni mimetizzate situate nell’area boschiva adibita a pascolo ovino del mio allevamento, ricordo le nottate all’addiaccio a studiare ogni minimo dettaglio delle reazioni comportamentali di difesa del Pastore Maremmano-Abruzzese. Dopo un accurata indagine conoscitiva sui cani dei pastori utilizzati nel vecchio mondo (Europa e Asia Minore) sono state scelte sei razze: la Nostra, Montagna dei Pirenei, Komodor, Kuvacz, Akbasc, Char Planinatz. Dopo ulteriori sperimentazioni il Pastore Maremmano Abruzzese è risultato il meritevole di un miglior risultato (Coppinger, 1982) valutativo sotto principalmente tre differenti tipi di comportamento: Trustworthy (assenza di aggressività nei confronti del gregge), Vigilanza (costanza con cui il cane rimane a guardia del gregge senza allontanarsi), protezione (capacità di prevenire un attacco con messa in atto di differenti comportamenti aggressivi quali abbaio, inseguimento, combattimento). Il 79% dei greggi che in precedenza avevano avuto frequenti problemi di predazione, con il Maremmano-Abruzzese, ridussero considerevolmente il numero delle perdite e il 33% eliminarono definitivamente il problema. Fu proprio sul finire di questi anni che, entusiasta dei risultati cognitivi provenienti dagli studi e sperimentazioni effettuate, mi determinai ad un approccio scientifico (che spiegherò in avanti) sul sistema allevamento. Arriviamo agli anni 90 ed all’epoca contemporanea, vengo in questi anni affiancato dai miei familiari (in particolare mia figlia Simonetta e mio nipote Jacopo – al quale affiderò la mia fiducia -) ai quali delego l’approccio pratico gestionale riservandomi tutti gli aspetti di selezione e sanitari.
La figlia Simonetta del Prof. Simoni con la nipotina giocano con cuccioli “di Jacopone da Todi” nello stazzo delle pecore
 
Trovando così maggiore tempo, mi dedico all’approfondimento di tutto l’aspetto dottrinale cinofilo, pubblicando libri e recensioni dove riverso la mia esperienza e cerco di chiarire, in un ottica scientifica ed allo steso tempo oggettiva, con il mio contributo dottrinale, i dibattiti sui più svariati aspetti (dalla storia al nome, dallo standard al carattere) della cinofilia nazionale ed internazionale. Troppo spesso purtroppo, in tali dibattiti, ho constatato superficialità, assenza di professionalità, esperienza ed obiettività, aggravate di tanto in tanto da uno scopo di lucro. Migliaia sono ormai i cuccioli di Pastore Maremmano-Abruzzese con affisso “di Jacopone da Todi”, che hanno vinto e tuttora primeggiano in ogni manifestazione nazionale ed internazionale cinofila, e che ad oggi e nei secoli manterranno inalterato e vivacizzato non solo l’originario aspetto strutturale e morfologico ma (ciò che - troppo spesso trascurato - ritengo essere l’atro aspetto di fondamentale e di prioritaria importanza, per di più in un cane di dimensioni giganti e dalla forza sovraumana…) anche l’aspetto caratteriale e comportamentale
   
   

Dal sistema scientifico puro al connubio con l'originaria fase pastorale

Le aree di svago “per esterni” dell’allevamento con splendidi cuccioli “di Jacopone da Todi” mentre escono timidamente dai loro box
La figlia Simonetta del Prof. Simoni nei “canili” ad erba dell’allevamento collegati con le zone boscose ed i pascoli. E’ visibile la parte retrostante dello stazzo delle pecore
Come si diceva, Il sistema allevativo “Jacopone da Todi”, ha vissuto sostanzialmente 3 fasi: 1) La fase “agro-pastorale”, dove essendo situata la collina - sede dell’allevamento, lungo gli antichi tratturi di passaggio delle greggi dagli appennini alle maremme, ha preso origine la selezione della razza, 2) La fase puramente scientifica, e, 3) l’attuale fase, “Il sistema allevativo “Jacopone da Todi”, la quale rappresenta una evoluzione della seconda, “uno sfondamento” del sistema scientifico, nel senso che mi accingo a spiegare. Gli attuali standard allevativi, infatti, se pur necessari ai fini di un sano ed equilibrato sviluppo morfo-caratteriale del cane, non sono sufficienti per il Pastore Maremmano Abruzzese; La concezione globale di un canile per racchiudere tutti gli elementi essenziali ed essere considerata a modello di perfezione da un punto di vista scientifico, deve tenere conto dei più svariati elementi costruttivi, e fondamentalmente avere: box che assicurino la protezione dalle intemperie con annesso un cortiletto che permette l’esercizio fisico (completato dall’area di svago), cortiletto semi–coperto che riserva una zona protetta dal sole e dalla pioggia all’interno di ogni box, evacuazione dei liquidi ottenuta per inversione di pendenza nella separazione box/cortiletto, alimenti ed acqua al riparo dalle intemperie e dalle contaminazioni, orientamento dei venti dominanti. La concezione globale di un canile deve considerare altresì una rigida separazione dei cani più sensibili (femmine in riproduzione, cuccioli) dagli altri. Uno studio accurato degli spazi presuppone quindi la predisposizione di locali diversificati ed adatti ai diversi stadi fisiologici (nascita, crescita, mantenimento, gestazione, lattazione, cani anziani, cani malati). Il confort fisico dei cani è un elemento essenziale per il loro benessere e per il funzionamento dell’allevamento. Il Consiglio britannico sul benessere degli animali, considera che per garantire il benessere dei cani servono 5 libertà: 1) Libertà di vivere senza fame né sete, 2) Libertà di vivere senza situazioni scomode, 3) Libertà di vivere senza ferite, dolori o malattie, 4) Libertà di esprimere un comportamento normale a seconda delle diverse caratteristiche della razza o della specie, 5) Libertà di vivere senza paura né stress. L’esperto e studioso collega tedesco “Dantzer” nel 1991, ha definito lo stress legato alla cattività come un “insieme di sollecitazioni che oltrepassa la capacità dell’individuo che le riceve a sopportarle”….. La ricerca per il benessere in collettività canina ha rappresentato da sempre una delle basi di sviluppo dell’allevamento professionale del futuro. Tutto questo è “Jacopone da Todi”: 21 alloggi con annesse 7 aree di svago per “esterni” , 4 aree di monta, 8 canili esterni estivi su terra con annessa area boscosa, 10 canili box invernali, 3 canili per la quarantena, locale per la tolettatura, locale cucina, locale infermeria.
I canili “invernali” dell’allevamento ed in lontananza i canili ad erba “estivi” nella zona sud-ovest dell’allevamento e meno esposta ai freddi flussi ventosi provenienti da nord
Questo è il cane da Pastore Maremmano Abruzzese, questo è il suo mondo pastorale da dove ha originato! Mai, approcciando caratterialmente questa meravigliosa razza italiana va trascurata questa metodica! Mai, per selezionare questa razza, ogni allevatore deve dimenticare le origini!
L’allevamento Jacopone da Todi, è però anche molto di più di un' applicazione delle più moderne tecniche allevative su base scientifica, in quanto, pur non prescindendo da esse, aggiunge l’aspetto fondamentale e imprescindibile per il Pastore Maremmano Abruzzese: l’ambiente naturale, l’habitat nel quale è nato e nel quale si sviluppa la sua armonia caratteriale e morfologica. Infatti gli studi dottrinari più approfonditi volti al miglioramento delle condizioni dei cani negli allevamenti, prescindono troppo spesso dal considerare che ogni collettività è unica e varia a seconda della configurazione fisica del luogo offerto, della configurazione geografica del contesto climatico, della sua storia, dei mezzi finanziari e umani dei quali l’allevatore dispone. Proprio per ovviare a questo, gli scienziati che ambiscono di occuparsi di cinofilia, dovrebbero avere maggiori occasioni di sviluppare proficue collaborazioni con gli allevamenti professionali, per considerare che ogni cane ha un carattere che dipende dal suo bagaglio genetico e dalle esperienze vissute nel corso della crescita. E’ proprio questo il filo conduttore che, dal secondo dopoguerra, attraversa tutta la storia del Nostro allevamento: Il Pastore Maremmano Abruzzese deve vivere nel Suo mondo, deve essere libero di correre nei boschi e nelle praterie, deve essere libero di manifestare il Suo naturale istinto alla guardia nel gregge per poi adattarlo anche alla proprietà, deve essere libero di nutrirsi anche della naturale zuppa di siero e latte, poca carne e qualche tozzo di pane, deve essere libero di vivere nel Suo habitat naturale. Qualsivoglia concezione scientifica, lo ripetiamo, seppur necessaria, non deve mai prescindere, per chi alleva Pastori Maremmani-Abruzzesi, dal riprodurre il suo mondo, se non si vuole che questa meravigliosa razza italiana, diventi un’altra o peggio la negazione di se stessa. Proprio per questo l’Allevamento professionale “Jacopone da Todi” è inserito nel contesto agro-pastorale dal quale si è originato, proprio per questo i nostri box sono collegati con l’area boschiva di 10 ettari adibita a pascolo ovino dove i nostri cani possono accedere, riprodursi, e, vivendo liberi, conservare il loro vero carattere e il loro vero tipico standard. Tutto questo è “Jacopone da Todi”.
  Franco Simoni