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A premessa della disamina sulla attitudine comportamentale e caratteriale del Pastore Maremmano-Abruzzese mi sia consentito il racconto di un episodio vissuto l’estate trascorsa: ero nell’appennino umbro come al solito alla ricerca di bei soggetti. Percorrevo con mio nipote un sentiero fra due vallate diretto verso lo stazzo di un pastore che, mi era stato detto, possedeva un meraviglioso esemplare. Attendevo i calori di una mia femmina di grande genealogia, che ritenevo opportuno accoppiare con un maschio brado. Trovai il pastore e conoscendone la innata diffidenza incominciai un discorso qualunque dimostrando interesse per le sue pecore e per i suoi cani. Mi guardai nel frattempo intorno ma non vidi nessun cane che meritasse la scelta. Deluso quindi per la perdita di tempo, finii per dire chiaramente lo scopo della mia visita, esprimendo anche il mio rammarico. Il mio interlocutore rimase impassibile e senza mezze parole concluse la nostra conversazione dicendo che realmente possedeva un bel cane bianco, che tutti gli invidiavano per la straordinaria bellezza. Non lo avrebbe potuto distogliere dal suo lavoro per nessuna ragione e tanto meno per motivi che egli riteneva assai futili. Mi invitò rudemente ad usare il mio binocolo per guardare in lontananza….alle pendici del monte, al riparo di un costone verdeggiante, distinsi un meraviglioso cane bianco di mole straordinaria, e, a pochi passi una pecora in decubito lontana dal gruppo. Il cane era rimasto vicino a lei per assisterla ed impedire che chiunque le si avvicinasse. Questo è il cane da Pastore Maremmano Abruzzese, questo è il suo mondo pastorale da dove ha originato. Mai, approcciando caratterialmente questa meravigliosa razza italiana va trascurato questo approccio metodico! Mai, per selezionare questa razza, ogni allevatore deve dimenticare le origini! Il cane da Pastore Maremmano Abruzzese vuole vivere all’aperto sia d’estate che d’inverno, in assoluta libertà ed indipendenza. Se posto alla custodia di una casa, sceglie come giaciglio, la soglia esterna dell’ingresso. Se alla custodia del gregge o di una mandria, sceglie la posizione più alta rispetto agli animali, per tenerli tutti sotto il suo sguardo e controllo, sui poggi più esposti e ventilati, o sui crinali. E’ incurante della pioggia, che gradisce perché lava il suo mantello. Ama la neve, con la quale gioca e su cui volentieri scava il suo giaciglio. Si sottrae volentieri alla catena. Se legato infatti può diventare scontroso, sospettoso, mordace e talvolta pericoloso. E’ umile e sottoposto al padrone severo ma giusto ed equilibrato. Sta spontaneamente vicino ai bambini e li protegge, gioca con loro, purchè non pretendano che esso diventi un giocattolo assurdo sempre disponibile. E’ generosissimo con loro, assolutamente incapace di fare del male con proposito o premeditazione. Non è mai aggressivo, evita lo scontro, non è attaccabrighe con i suoi simili, piuttosto scoraggia con il suo atteggiamento chi lo fosse. La femmina in calore mantiene un suo comportamento, si concede preferibilmente a cani della sua razza che già conosce. Il maschio in questa circostanza è discreto, paziente ed assiduo alla corte che esercita sino alla conclusione del rapporto; lo è anche dopo, se alla femmina si avvicinano altri cani, che attacca senza paura per mantenere il possesso. Svolge la guardia in maniera infallibile. Aggira l’intruso mettendolo rapidamente in difficoltà; lo costringe a fermarsi alla distanza che egli ritiene di sicurezza o ad una ritirata strategica senza attaccarlo, quindi per provocare tragedie. Non insegue mai chi torna indietro. Non da confidenza agli estranei, da cui solitamente non si lascia avvicinare. Se intuisce che l’estraneo tenta di catturarlo, si allontana di più, e se non può farlo, mostra i denti ringhiando in un atteggiamento deciso e risoluto. Nel gregge, il cane da pastore Maremmano-Abruzzese continua a fare il lavoro per il quale si è distinto, e s’è conquistato una fama meritata di custode gelosissimo degli animali e proprietà a lui affidate, sino all’estremo sacrificio della vita, capace di proteggerli dalle numerose insidie dei predatori: lupi, altri cani specie se randagi e vaganti, orsi, uomini. Storico nemico del lupo, ma anche del ladro di bestiame, nei territori in cui l’abigeato esiste e attenta alla proprietà. In questo suo lavoro è instancabile, resistente, capace di affrontare ogni fatica e privazione, amico inseparabile del pastore con il quale stabilisce un rapporto apparentemente alla pari, ma in realtà di dipendenza e di sottomissione. Immobile, sceglie le alture, in mezzo alla vasta radura, perché, anche se all’apparenza sonnacchioso e distratto, possa vedere tutto intorno a sé; preferisce i crinali perché nei due versanti possa il suo occhio vigile e attento spaziare ovunque. Con le pecore stabilisce un rapporto sorprendente, specialmente se, come è solito, è nato e cresciuto in mezzo a loro; si confonde con esse, con usa mai la forza, ma è paziente e ostinato anche se talvolta la loro proverbiale testardaggine tende a scoraggiare le sue iniziative. Conosce le loro fragilità e non ne approfitta, anche perché sa che il pastore non glielo permetterebbe. E’ amorevole con gli agnelli, dei quali assiste la nascita, perché gli piace lambirli del liquido di cui sono bagnati appena nati e del sangue, di cui talvolta sono imbrattati. Resta vicino alla partoriente, l’assiste a lungo anche perché sa che di questa sua attesa sarà premiato con la placenta, di cui, golosissimo, si nutre. E’ filiale verso la nutrice e, al tempo stesso, fraterno con il nato, forse perché alla sua memoria tornano i primi giorni della sua vita; perché, probabilmente, da una pecora è stato allattato. E’ fraterno con l’agnello, in quanto, vede in lui un “fratello di latte”, con il quale stabilisce un rapporto strettissimo, e sul quale fin dai primi giorni di vita inizia la sua azione protettiva, che conserverà, istintivamente, per tutta la vita. Aiuta la madre a insegnare i primi passi ai neonati e si attarda con essi sino al ricongiungimento con il gruppo, che nel frattempo, pascolando si è mosso avanti. E’ più che mai accorto in questi momenti, perché qualcuno non si avvicini al punto da diventare un pericolo. Al calar della sera, quando il gregge spontaneamente incomincia ad avvicinarsi allo stazzo, il cane fa del suo meglio per favorire il rientro, ma ciò non rientra nelle sue mansioni principali di guardia e difesa. I pastori, ora, ridotti di numero, avrebbero bisogno anche di una cane conduttore, ma questo non possono chiederlo al nostro cane in quanto non rientra nelle sue mansioni di, lo ripetiamo, guardia e difesa, dal gregge alle recinzioni di grandi ville immerse nel verde dei prati e delle piante, e, di ogni qualsivoglia altra proprietà. Anche nell’azienda agraria il cane Maremmano-Abruzzese ha il suo ruolo importante di guardiano. Non gradisce il primo venuto, impara presto a conoscere i confini entro i quali la proprietà è compresa. E’ geloso sia dei fabbricati, sia degli attrezzi, sia di tutti gli altri animali dell’azienda; non consente a nessun intruso di avvicinarsi troppo. Prende posizione in prossimità del cancello oppure si corica di traverso lungo lo stradone di accesso, possibilmente all’ombra di un albero o di un cespuglio, e attento osserva e controlla chi transita, per permettergli, o meno, il passaggio. Durante il giorno convive tranquillamente con tutto il personale dipendente, che, venuto al mattino al lavoro, generalmente alla sera riparte. Preferisce a sera restare solo con il suo padrone e famiglia, che, durante la notte, vuol proteggere dai pericoli e malintenzionati. Gli è gradito sdraiarsi sulla soglia di casa, senza entrarvi. Se il padrone insiste per farlo entrare in casa, lo fa malvolentieri, ma poi, presa l’abitudine a questa concessione, la gradisce e ne approfitta scegliendo un angolo appartato, fresco, in cui distendersi, comportandosi da ospite discreto. Ha rispetto verso gli altri animali di casa, verso il gatto che dorme sul divano, verso gli uccellini che si muovono nella voliera e verso i pesci dell’acquario. Comprende che il suo padrone riserva loro una condizione di privilegio e li protegge, quindi nei loro confronti finisce col diventare protettivo, perché questo è il lui innato e naturale. Diventa presto geloso e affezionato compagno di giochi dei bambini della sua famiglia, purchè questi siano seri e leali nei suoi confronti e non ne facciano bersaglio di sciocchi dispetti, che non accetta. E’ custode dei loro giocattoli e delle loro cose, anche intime, che impara a conoscere annusandole, e a cui piace stare vicino. Questo cane non vive a suo agio con un padrone ingiusto, irragionevole, sconsiderato o isterico. O finisce per diventare simile o lo abbandona. Non accetta supinamente le imposizioni insensate, non soggiace alle violenze o alle sevizie, cui si ribella, altrettanto alle percosse non meritate. E’ dotato di una memoria notevole che gli fa ricordare il sopruso per anni, di cui prima o poi si vendicherà. Il suo intervento non è mai avventato; se attacca lo fa per giusto motivo, e, se morde lo fa a ragione, senza mai perdere la testa, insistendo o infierendo. Preferisce prevenire il fatto, scoraggiando l’aggressore, il rapinatore, e al limite, colui che volesse realizzare un sequestro. In ogni caso è notorio che i malintenzionati nel fare i loro piani e progetti, tengono conto della presenza dei cani da guardia; evitano sempre, se possibile, le loro incursioni ove temono di incontrare i cani da pastore Maremmano-Abruzzese.
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